FINESTRA SUL CORTILE
di Cesare Cioni

(da "DVD World" n. 14, Dicembre 2000)



KEVIN COSTNER E IL LETTO DI PROCUSTE

Procuste, leggendario ladrone e assassino della mitologia greca,  torturava i viandanti catturati stendendoli su un letto e stirando le loro membra se erano corte o mozzandole se erano più lunghe del giaciglio. Lo stesso tragico destino è toccato purtroppo anche a Balla coi lupi, la cui edizione italiana è stata masterizzata riducendo l'originale formato 2.35:1 in un fotogramma 1.85:1.
Mentre il rivenditore online www.dvdweb.it annunciava che avrebbe restituito tutte le copie del disco alla Fox, e che si sarebbe rifuitato di vendere il prodotto, questa ha diffuso due risposte, la prima ammettendo l'errore e attribuendone la causa all'utilizzo di un master errato, la seconda informando che il master utilizzato era l'unico disponibile, in quanto la casa (che del film non è il produttore, ma solo il distributore) non disporrebbe più di copie originali della pellicola - e che comunque la maggior parte dei possibili acquirenti non è in grado di apprezzare la differenza, tant'è vero che il disco si è venduto benissimo!
A prescindere da questa risposta, tutt'altro che soddisfacente, è senz'altro vero che esiste parecchia confusione tra i vari formati cinematografici, anche nella mente degli addetti ai lavori, alla quale contribuisce la mancanza di una modalità chiara e univoca di indicazione sulle confezioni dei DVD, che riportano diciture diverse da casa a casa e spesso imprecise, spesso limitate a un generico "widescreen" o "schermo pieno".

I principali formati di immagine

Vediamo quindi di riepilogare le caratteristiche dei principali formati di immagine, che sono essenzialmente tre:

Per quanto riguarda gli schermi televisivi, per molto tempo l'unico formato disponibile è stato quello definito come 4:3 (che corrisponde all'1.33:1 dell'"Academy Standard"); come sappiamo, da qualche anno sono disponibili schermi più larghi, il cui rapporto tra le dimensioni 16:9 è all'incirca equivalente al fotogramma "Academy Flat".

Tradire o non tradire

Questo ci porta al problema che devono affrontare le case produttrici: come conciliare il formato originale della pellicola, diverso da film a film, con quello del televisore utilizzato dallo spettatore, che può essere 4:3 o 16:9 ma in ogni caso è fisso. Le soluzioni adottate sono sostanzialmente due:


Per gli amanti del cinema questa seconda ipotesi (quella scelta dalla Fox in Balla coi lupi) è sempre inaccettabile, perché elimina parte dell'immagine composta dal regista, alterandone l'equilibrio, e perché gli stacchi e i movimenti aggiunti artificialmente nel tentativo di seguire il centro dell'azione alterano sensibilmente la sintassi cinematografica. Purtroppo però è dimostrato che la maggior parte dei consumatori televisivi non condivide questa preoccupazione mentre invece trova piuttosto fastidiose la presenza di "bande nere" (non molto tempo fa la proiezione di Gioventù bruciata in formato letterbox suscitò tante telefonate di protesta alla RAI da farne sospendere la trasmissione), il che ha fatto sì che il pan&scan sia oggi utilizzato per la quasi totalità delle trasmissioni televisive e delle videocassette.
Quanto al DVD, supporto adottato inizialmente da un'élite di appassionati, finora si è preferito editare la maggior parte dei dischi mantenendo il formato originale, con poche orribili eccezioni come Lilli e il Vagabondo o Chitty Chitty Bang Bang. Va notato che le specifiche DVD prevedono la possibilità di memorizzare i film con rapporto superiore a 1.85:1 in un formato anamorfico che tutti i lettori sono in grado di riportare alle proporzioni originali su qualunque televisore: senza scendere in dettagli tecnici (per i quali vi rimando a un'interessante spiegazione animata su http://www.dvdweb.co.uk/information/anamorphic.htm), il procedimento permette di utilizzare al meglio la capacità del disco per l'immagine vera e propria piuttosto che per il nero circostante, che - se necessario - viene creato dal lettore o dal TV stesso; la differenza è più evidente in un televisore 16:9 nel quale i maggiori dati si traducono in più righe di definizione.

Tiriamo le somme

Tutto bene dunque? Non proprio. Come le edizioni citate in apertura rendono drammaticamente evidente, il rischio è che paradossalmente proprio la diffusione di DVD e televisori 16:9 mettano in discussione il rispetto del formato originale cinematografico. Il fatto è che nei nuovi televisori, destinati a diventare lo standard del futuro, la proiezione di un film tradizionale in 1.33:1 necessita della presenza di spazi neri ai lati, e la visualizzazione corretta di un fotogramma Cinemascope o Panavision richiede comunque delle sottili bande nere sopra e sotto l'immagine, suscitando il disappunto degli acquirenti più ignoranti che credevano di averle eliminate per sempre con l'acquisto di un apparecchio più costoso.  Per questo motivo la pratica corrente da parte dei network TV, e che potrebbe essere adottata anche dai produttori di DVD, è l'adozione di un letto di Procuste in cui "tagliare quello che non serve", per cui si vedono film di Totò in cui è stata eliminata parte del fotogramma in alto e in basso, e film Cinemascope amputati al lati per ricondurli al formato 16:9.
In assenza di un'indicazione obbligatoria sulla confezione che, come in Francia, indichi chiaramente "formato cinematografico rispettato", che possibilità ha un acquirente italiano di DVD di evitare sgradevoli sorprese? Prima di tutto, può verificare il formato originale del film su uno dei siti dell'Internet Movie Database (http://italian.imdb.com); poi, per acquisti online, può servirsi da un rivenditore che indichi esplicitamente il formato utilizzato nel DVD: in questo caso, se il disco ricevuto non corrispondesse alle caratteristiche dichiarate, si ha senz'altro il diritto di chiederne la sostituzione. Se, invece, il disco è stato acquistato in un negozio, sarà difficile ottenere la sostituzione dopo che la confezione è stata aperta; ma un tentativo effettuato con una certa decisione servirà almeno a sensibilizzare il rivenditore che potrà, se vuole, lamentarsene a sua volta con il distributore. Scrivere al distributore, di preferenza per posta cartacea e non elettronica, inoltre, può essere molto utile; chi lavora con i consumatori e investe somme consistenti in marketing raramente sottovaluta le lamentele che arrivano dal mercato, ed è soltanto facendo sempre sentire la nostra opinione e minacciando di non acquistare i loro prodotti che possiamo sperare di influenzare le scelte dei produttori.

Risposta al quiz del mese scorso

Le labbra che appaiono nei titoli di testa di The Rocky Horror Picture Show sono quelle di Patricia Quinn, nel film interprete di Magenta, che nei panni di una maschera cinematografica cantava la canzone nell'edizione teatrale dello show.

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