La mia recensione al volume di Gian Piero Brunetta che è stato presentato il 29 giugno alla Libreria Coop Ambasciatori di Bologna, come quarto incontro de “Il cinema ritrovato all’Ambasciatori – 8 libri di Cinema sotto le Stelle”.
“Altri progetti irrealizzati diventano veri e propri ‘compagni segreti’ conradiani, che accompagnano, in modo a volte decisivo, il processo di formazione e d’individuazione dell’Io d’un regista, d’uno sceneggiatore, o di uno scrittore”
Con L’isola che non c’è Gian Piero Brunetta affronta il tema dei film che non sono mai stati realizzati, soggetti e sceneggiature mai approdati allo schermo; e lo fa con un approccio originale e stimolante. Non solo perché dopo aver definito la “mappa dell’isola” si concentra sul cinema italiano; ma soprattutto perché il suo intento dichiarato non è catalogare, o raccontare in modo “rapsodico”, in relazione a un solo film o a un solo autore, alcune di queste opere, quanto inquadrarle “in campo lungo” nella storia del cinema e della sua industria, di capire quanto questi “compagni segreti” possano gettare nuova luce sui film effettivamente realizzati.
Così l’assenza materiale di Puccini è importante perché “diffusa e fecondante” per la storia del cinema del Novecento, anche attraverso il divismo e una “sindrome pucciniana”; e per Pirandello il cinema non rappresenta solo l’ultima occasione di lavorare con Marta Abba ma anche l’ultimo fronte sul quale combattere i nemici da cui si sente circondato. E anche quando si parla di opere specifiche – Moraldo va in città di Fellini con Flaiano del 1954 più ancora che il famoso Il viaggio di G. Mastorna, L’amante di Gramigna da Verga di Giuseppe de Santis per Visconti che Brunetta accosta a Italia Mia di Zavattini con De Sica e Rossellini, I Promessi Sposi raccontati in flashback da Pasolini e Ennio De Concini, Il Sergente nella neve di Ermanno Olmi fermato a un passo dalle riprese – queste diventano chiavi per interpretare la storia personale degli artisti e riconoscerne poi l’influenza nelle opere successive.
In anni molto diversi – 1916, 1932, 1953 – i tentativi infruttuosi di Gioacchino Forzano e Ferdinando Martini di realizzare film d’argomento bellico, il progetto di Ferruccio Cerlo e Ezra Pound per fare un film celebrativo che accosti Mussolini a Napoleone, e la cronaca degli avvenimenti che portarono Renzo Renzi e Guido Aristarco in carcere per aver ipotizzato un film sulle attività dell’esercito italiano in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale, danno a Brunetta lo spunto per illuminare altrettanti momenti della vita della nostra industria cinematografica e del Paese in cui essa è immersa. E l’ultimo capitolo, dedicato a Fabio Carpi e ai suoi “film nel cassetto”, e – barando, ma solo un poco – a Gianfranco Mingozzi con La vita in gioco, terminato nel 1973 ma rimasto in pratica invisibile, permette all’autore di esplorare le difficoltà dovute a un nuovo paesaggio produttivo, alla situazione “liquida” che si è venuta a creare con le nuove normative e con il sempre maggiore peso della produzione televisiva.
Un volume che è una ricognizione ad ampio raggio, un lungo viaggio che riesce ad attraversare oltre un secolo di storia, offrendo sempre prospettive inedite; completato da un primo, provvisorio ma ricco inventario dei film italiani mai realizzati.