Dico la mia su Wonder Woman.
Il film non è perfetto, nonostante la regia di una donna si sente ancora troppo l’impronta del testosterone di Snyder che lo ha prodotto – soprattutto nell’interminabile, sovraccarico scontro finale con un antagonista assai poco convincente e negli inutili, continui ralenti nelle scene d’azione, che sono un po’ la sua firma – e la Gadot, vista e ascoltata in lingua originale, non è certamente una grande attrice (sospetto che il doppiaggio la aiuterà).
Ma ha la presenza giusta per il personaggio, che per un supereroe è già il 90% del necessario (e che né Cavill né Affleck hanno), Pine (bravissimo) la sostiene compensandone l’inesperienza in più di un passaggio, e i primi due terzi del film sono praticamente perfetti, salvo forse qualche lungaggine nell’esposizione iniziale.
Quello che soprattutto conta è che la natura del personaggio è rispettata, anche nella determinata ingenuità e incrollabile incorruttibilità che è il marchio dei primi supereroi DC, senza farne una parodia o un travestimento nel tentativo di renderli tormentati e fallibili per farli sembrare più umani, rendendoli tutte brutte copie del Batman di Miller e facendo invece perder loro l’aura che li rende figure mitiche, “larger than life”.
C’è poco da fare, questi film vanno fatti e guardati con lo spirito di un ragazzino (o in questo caso, meglio ancora, di una ragazzina) perché funzionino…
E questo, finalmente, funziona. Una luce in fondo al tunnel per il DCU? Vedremo se Joss Whedon saprà salvare “Justice League”, ma una strada diversa esiste, ed è tracciata.
Wonder Woman (USA, 2017)
Diretto da Patty Jenkins.
Con Gal Gadot, Chris Pine, Connie Nielsen, Robin Wright, Danny Huston, David Thewlis.
Durata 141 minuti.
Distribuito in Italia dal 1 giugno 2017.