Curato da Alessandra Calanchi, docente di Letteratura e Cultura Angloamericana presso l’Università di Urbino, Arcobaleno Noir. Genesi, diaspora e nuove cittadinanze nel noir fra cinema e letteratura è un’originale raccolta di saggi dedicati al noir cinematografico e letterario, con il pregio di non porsi confini predeterminati e di non rifuggire dall’eclettismo, e anzi di cercare consapevolmente una diversità di punti di vista e di interpretazioni sul concetto stesso di noir.
Dopo un’efficace introduzione della curatrice – che ribadisce con ottimismo che “il noir c’è!” e suggerisce l’ipotesi che più che un genere o uno stile esso possa configurarsi come un registro linguistico – il volume consta di due sezioni, chiaramente distinte ma collegate da numerose correnti sotterranee.
Nella prima parte, il prisma oscuro della Calanchi scompone la luce di un proiettore di cinema noir – soprattutto, ma non solo, quello che canonicamente va dal 1939-40 al 1958 – in sei sfumature di nero. Gli studi di questa sezione spaziano da un’inedita seduta psicoanalitica di Pasquale Pede in cui è il noir stesso ad essere steso sul lettino, all’esaustivo catalogo ragionato del “surgenere” noir stilato da Alessandro Agostinelli; dalle riflessioni sulle possibilità di illuminare l’ombra e inquadrare l’oscurità di Andrea Laquidara, all’estensione al procedural televisivo proposta da Massimo Locatelli. Completano la sezione due omaggi ai più grandi cineasti che hanno interpretato quello che comunque conviene ancora definire un genere: Leonardo Gandini rilegge il concetto di “frontiera”, reale e metaforica, attraverso l’attenta analisi di una sequenza di L’infernale Quinlan di Orson Welles, mentre Antonio Tricomi rivisita il voyeurismo di Hitchcock in un articolo che però è forse il più convenzionale della raccolta.
Nella seconda sezione del volume, la luce nera del noir letterario si rivela invece composta da un’arcobaleno di colori, in una serie di saggi che esaminano la declinazione del genere (definizione qui dilatata ben aldilà dei canonici limiti concettuali, temporali e geografici) nelle più disparate epoche e culture, espressioni della “diaspora” richiamata esplicitamente nel sottotitolo dell’opera.
Accade quindi che alcune favole delle Mille e Una Notte possano essere rivisitate in chiave di detection da Roberta Denaro, mentre Paolo Magagnin racconta la Cina degli anni Trenta reinterpretata in un romanzo di Xiao Bai del 2011, e la mitologia in buona parte inventata sui thugs indiani (per noi italiani, di salgariana memoria) si rivela ispirazione per letteratura e cinema contemporaneo nel saggio di Bruno Lo Turco. Nel nostro continente, la Budapest di Vilmos Kondor richiamata nel saggio di David Levente Palatinus sul noir centroeuropeo si scopre inaspettatamente vicina all’Edimburgo del “Tartan Noir” seriale di Ian Rankin descritto da Maurizio Ascari; e il viaggio termina appropriatamente nel nostro Paese, con il saggio di Giacomo Brunetti che rintraccia nella fioritura del noir italiano degli ultimi anni l’espressione di un’esigenza collettiva di dare almeno un senso narrativo agli avvenimenti oscuri e ai misteri della nostra storia recente destinati a non trovare altre risposte.
L’eterogeneità degli autori – studiosi affermati, giovani ricercatori, e “ospiti” provenienti da discipline che normalmente non si occupano della materia, ma tutti accomunati da competenza nel proprio campo e da un sincero interesse per l’argomento – dei temi, dei testi, e delle metodologie, non contrasta con l’assoluto rigore di ciascuno dei saggi. Il risultato è che, come in un noir di buona fattura , non sappiamo cosa ci aspetta dietro ogni angolo, ma possiamo aspettarci di essere piacevolmente sorpresi dall’abilità del costruttore di intrecci; e in questa raccolta di saggistica, Alessandra Calanchi si dimostra abile tessitrice.
Arcobaleno Noir. Genesi, diaspora e nuove cittadinanze nel noir fra cinema e letteratura
a cura di Alessandra Calanchi
Galaad Edizioni, 2014